Dal Green Pass alla “transizione verde”
Dal 1° settembre 2021 l’obbligo del Green Pass viene esteso a tutti i passeggeri di traghetti e trasporti marittimi a tratta inter-regionale (tranne per quelli che collegano Villa San Giovanni e Messina, sulla Stretto di Sicilia) e ai trasporti su via ferrata. È quanto stabilito dal decreto legge n.211/2021 nel mese di agosto, parlando di “Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti”.
Cos’è il Green Pass e cosa cambia per il mondo dei trasporti?
Il Green Pass è il documento, di ideato dall’Unione Europea e diffuso in tutti gli Stati Membri, che certifica l’avvenuta vaccinazione contro il Covid-19. Attivo dal 1° luglio 2021, il documento in questione integra o sostituisce la certificazione verde Covid-19. L’Eu digital Covid certificate (Certificato Covid dell’Unione Europea o anche Certificazione Verde Digitale Covid-19) consente l’accesso non solo ai mezzi pubblici, eventi e allo spostamento tra regioni di colori diversi ma permette anche il viaggio attraverso i paesi membri dell’Unione Europea, caratteristica fondamentale per il personale della Logistica e dei Trasporti che attraversa le frontiere quotidianamente, a bordo sia dei propri autoveicoli che delle grandi navi trasporto, da porto a porto.
A doverlo presentare alle compagnie di navigazione, responsabili dei controlli, saranno quindi anche i conducenti degli automezzi, sia merci che passeggeri, in viaggio su navi trasporto. In questi casi il Green Pass potrà essere sostituito, momentaneamente, da un tampone con esito negativo effettuato entro le 48 ore precedenti l’imbarco. Tale certificazione, infine, darà accesso ai principali mezzi di trasporto fino al termine dello stato d’emergenza, sancito dal governo per il 31 dicembre 2021. Chi violerà tali disposizioni incapperà in una sanzione salata, con una multa tra i 400 e i 1000 euro.
Trans Italia e l’intermodalità non accompagnata
Quando si parla di green, Trans Italia ha sempre qualcosa da dire. In questo contesto di certificazioni e di lotta alla pandemia s’inserisce perfettamente la storica politica aziendale: l’intermodalità. Un concetto base che Trans Italia, insieme al suo storico partner, il Gruppo Grimaldi, porta avanti da oltre circa trent’anni. Con l’intermodalità non accompagnata si diminuiscono i contatti in quanto il personale non è costretto a viaggiare per lunghe tratte marittime insieme al carico. Il conducente infatti, ben prima delle disposizione anti-Covid, compie solo primo ed ultimo miglio. Da stabilimento industriale a porto e da porto a stabilimento industriale, per capirci. Ciò consente non solo un maggior risparmio, in termini di costi economici ma anche una forte diminuzione del rischio contagio, fondamentale in questa fase. Una tutela in più quindi sia per le nostre risorse umane che per il pianeta.
Ma è l’ambiente, oltre che l’uomo, a beneficiarne. Basti pensare che, solo leggendo i numeri del 2020, Trans Italia, con l’intermodalità, ha fatto risparmiare, in termini di emissioni di anidride carbonica da parte degli automezzi, rispettivamente 44400 e 7000 tonnellate di CO2. Un ennesimo obiettivo raggiunto. Che si aggiunge a quello della distanza sociale come misura di protezione del personale o alla diminuzione degli assembramenti nelle aree di carico/scarico, evitabili con lo snellimento delle pratiche burocratiche nei terminal grazie al digitale.