Brexit, come cambia per Trans Italia il trasporto con l’UK fuori dall’Europa?
Gennaio è tempo di bilanci. Bilanci particolari, considerando l’annata particolarmente difficile. Alla quale si deve sommare anche la questione Brexit, in vigore dal 1 febbraio 2020 ma che oggi sta sortendo tutti gli effetti. Su questo e su tanto altro si è soffermato il general manager di Trans Italia, Luigi D’Auria, durante una lunga intervista rilasciata giovedì 28 gennaio 2021 sul quotidiano Il Mattino a firma di Diletta Turco dal titolo “Brexit, tegola dogana. Crescono costi e tempi per il made in Salerno”.
Cosa quindi è cambiato, nella sostanza, per il settore della Logistica e dei Trasporti da un anno ad oggi? Cosa cambia per la Campania, regione a forte trazione agricola, con prodotti esportati in tutto il mondo, tra qui appunto il Regno Unito? Ad approfondire le tematiche già espresse nell’articolo è proprio Luigi D’Auria.
Cosa è cambiato con la Brexit, quali gli svantaggi, quali i vantaggi per la logistica?
L’accordo commerciale e di cooperazione firmato tra l’Unione Europea e la Gran Bretagna, al termine di un anno difficile come il 2020 segnato dalla pandemia, contiene importanti risvolti. Grazie alle intese raggiunte infatti è stata mantenuta la compatibilità di utilizzo della licenza comunitaria, il cabotaggio e i requisiti richiesti per i conducenti. Questi aspetti pertanto garantiranno una certa continuità nelle operazioni di trasporto, salvando, di fatto, quello che poteva essere il rischio di interruzione dell’esportazione di prodotti Made in Italy.
Che rischio corrono gli scambi con la Gran Bretagna e cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro in quell’area per i trasporti?
Innanzitutto le attuali procedure in vigore hanno interrotto il libero traffico delle merci ed istituito un controllo doganale alle frontiere con l’Europa. Ciò sta aumentando in modo significativo il costo del trasporto stradale da e per la Gran Bretagna. Secondo le prime stime il costo al chilometro, con una media precedente che oscillava tra 1,5 e 3 euro per viaggio, è già raddoppiato. Altro rischio è quello di essere sottoposti al rischio di dazi, ostacoli amministrativi e finanziari oltre alla mancata tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità. Senza protezione europea infatti, il pericolo è quello di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione inglesi e da Paesi extracomunitari. Un rallentamento attualmente è dovuto però alle formalità legate allo spostamento delle merci. È richiesta infatti tutta la documentazione doganale del trasporto, dichiarazioni di sicurezza e protezione che dovranno essere visionati durante i controlli all’ingresso/uscita dalla Gran Bretagna. Tali aspetti stanno determinando un rallentamento delle tempistiche di trasporto ed un correlato aumento dei costi dello stesso.
Quali beni, importati dall’Europa e soprattutto dall’Italia, rischiano di perdere mercato in UK?
Partiamo dal Sud Italia. Il settore conserviero, che è maggiormente rappresentativo. Nel 2020, nonostante la pandemia, ha avuto un trend di crescita dell’export. Ora, a causa dei rallentamenti dovuti al ripristino delle formalità doganali tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea e gli aggravi di costi e tempistiche alla stessa legati, subirà di certo anch’esso un rallentamento. Allo stesso l’export di intere filiere industriali italiane a partire dall’agroalimentare, fino all’automotive e alla componentistica saranno messo a rischio da questo freno posto all’autotrasporto delle merci.
Un aspetto, quest’ultimo, che è forte fattore di rischio per il settore agroalimentare.
Esatto. Un settore che richiede tempistiche rapide di trasporto penalizza ancor più il Made in Italy. Pensiamo alla Campania che è tra le regioni italiane dove l’impatto avrà ripercussioni soprattutto sui comparti dell’Agricoltura, della Pesca, del Manifatturiero e del Turismo. La clientela britannica è pari infatti al 18,3% degli arrivi dall’estero, quasi il triplo rispetto alla media nazionale (6,4%). Il business del settore agroalimentare campano, il settore di maggiore risalto, pesa per circa 650 milioni di euro annui. Il valore delle vendite made in Italy oltremanica per il Sud Italia pesa per circa 3 miliardi di euro. La stima dell’impatto delle perdite potrebbe essere stabilito in circa il 6%. La Brexit ha posto un ostacolo alle spedizioni fondato particolarmente sul nodo doganale e il conseguente rallentamento dei trasporti creando effetti pesanti e immediati sull’economia reale italiana.
UK: intermodalità o tutto ruota?
L’intermodalità costituisce sempre una valida alternativa al tutto strada per diverse ragioni sia legate alla riduzione di emissioni in atmosfera sia per l’ottimizzazione dei tempi del trasporto. L’esperienza Covid ci ha dimostrato come l’intermodalità riesce a gestire al meglio i tempi morti ottimizzando il numero di persone coinvolte in ogni singolo trasporto e ottenendo grandi risultati in termini di sicurezza delle stesse, sia sotto il profilo sanitario sia collegato alla riduzione degli incidenti stradali sia sotto il profilo del miglioramento dello stile di vita del personale viaggiante. Pertanto sia il traffico Ro-ro da Salerno, ad esempio, per il Nord UK che i corridoi ferroviari rappresentano una validissima alternativa al tutto strada. Al momento però anche tali modalità, in attesa di un sistema elettronico di frontiera intelligente che sarà istituito, stanno subendo anch’essi problematiche legate alla dogana istituita.
In questi casi, quando un mercato diventa meno appetibile o più difficile da raggiungere, si cambia rotta? Come ha modificato Trans Italia il suo approccio verso il Regno Unito dopo la Brexit?
Sicuramente l’aumento dei prezzi di trasporto è il primo step. Si monitora poi il risvolto che tale aumento del costo del trasporto comporta alla commercializzazione del prodotto e se lo stesso resta competitivo. Va da sé che nel caso non lo sia verranno sviluppati altri mercati. Trans Italia ha investito molto sulla formazione dei suoi addetti alle spedizioni destinate all’estero, in modo particolare verso la Gran Bretagna, facendosi trovare pronta ad affrontare i nuovi ostacoli documentali e le connesse tempistiche di trasporto.
Ultima domanda. Ci sono margini di miglioramento delle condizioni di trasporto vero l’UK? Si sta trattando a livello europeo?
Sono in corso ulteriori trattative tra l’Europa e la Gran Bretagna volte a ridurre e/o quanto meno agevolare le problematiche legate alla Brexit. Sicuramente, l’analisi dei primi periodi di attività e l’analisi delle problematiche riscontrate aiuterà alla risoluzione delle stesse e al connesso raggiungimento di ulteriori intese. Ad ogni modo, come sosteniamo in Trans Italia da tempo, la digitalizzazione giocherà ancora una volta un ruolo fondamentale nello sviluppare i “green corridors” che consentiranno lo snellimento delle attività doganali che attualmente rappresentano il maggiore ostacolo.